Agnese Fiorino psicologa

Perfezionismo

Perfezionismo

Partiamo da un dato di fatto: a tutti piace ottenere eccellenti risultati, essere encomiati per i traguardi conseguiti, provare la gioia di avercela finalmente fatta, piacere alle persone attorno, migliorare se stessi. L’essenza del perfezionismo però è altro da questo.

Il perfezionismo è legato alla necessità quasi incontrollabile di essere sempre i migliori, di continuare a superare il risultato delle proprie performance, di non correre mai il rischio di essere visti come fallimentari e di fare sempre bene in modo da sperare di ottenere feedback positivi dagli altri: possiamo dire, anche se se ne parla sempre troppo poco, che dal punto di vista neurobiologico è una dipendenza (assimilabile alle più note sorelle maggiori: da sostanze, da alcol, da gioco d’azzardo).

Oserei dire che è una delle dipendenze da cui è più difficile disintossicarsi: perché all’apparenza gli effetti collaterali sono modesti, se confrontati con quelli di altre sostanze, e perché a livello sociale il perfezionismo è premiante.

Il perfezionismo come difesa dal dolore

Il perfezionismo, come tutte le altre dipendenze, è figlio di un meccanismo di difesa della mente rispetto al dolore. Ѐ una forma di analgesia, di spegnimento rapido del male.

Facciamo un parallelo con la dipendenza da sostanze: in alcuni casi, finché l’effetto della è in circolo, la mente finalmente prova ciò che tanto brama per tutto il resto del tempo, ovvero la sensazione di essere potente, invulnerabile, sopra tutto e tutti (è il caso della cocaina). Al contrario, con l’alcol ciò che la mente sperimenta è l’ottundimento dalle sensazioni dolenti che per il resto del tempo invece la accompagnano nella vita.

Il perfezionismo, simile negli effetti sulla mente a tutte le altre sostanze eccitanti, è la foglia di fico indossata per cercare di far fronte alla sensazione terrifica di essere nudi e orrendi nella mente delle altre persone. “Se sarò perfetta/o nei tuoi occhi forse non vedrai lo schifo”. Il perfezionismo è una delle risposte umane più comuni: serve a non sentire la paura di essere rifiutati per ciò che si è, o si teme di essere. Chi ha dei tratti perfezionistici molto spiccati ha spesso in sé un altro difensore dalla paura di sentire rifiuto da parte degli altri: una spietata e incessante autocritica.

Il circolo vizioso del perfezionismo e dell’autocritica

Queste due modalità, che così spesso viaggiano in tandem, hanno l’effetto di sollevare nel breve termine la mente dalla paura ma, proprio come tutte le altre dipendenze, non sono in grado di cancellare per sempre il dolore dato dall’esperienza del rifiuto, del “non piacere” a qualcuno.

Chi vive il perfezionismo come modo prevalente di stare al mondo e nelle proprie relazioni deve correre senza mai fermarsi, come un criceto nella ruota. Rincorre i traguardi, spunta le liste di cose da fare, si presenta con i migliori abiti di scena. Il sollievo dato dalla sensazione di essere riusciti a “vincere”, o di sentirsi visti con occhi ammirati, è enorme: purtroppo dura solo un attimo, evapora rapidamente, e la corsa ricomincia.

Vivere in questo modo alla lunga può essere sfiancante e diventa una gabbia. Non permette di coltivare desideri spontanei e se questo accade sono rapidamente lasciati avvizzire, come se fossero dei fili d’erba mai innaffiati per paura che possano compromettere l’immagine che vogliamo far vedere agli altri.

Come uscire dal perfezionismo?

La via d’uscita dal perfezionismo è complessa, perché non passa solo dal cambiare i propri comportamenti (cosa che non avrebbe molto successo a lungo termine). Per riuscirci, dobbiamo andare alla ricerca della storia della paura che c’è sotto: spesso è molto antica, radicata nell’infanzia e nel modo in cui siamo cresciuti. La buona notizia è che possiamo imparare a conoscere quella paura e a rispondere ai bisogni mai soddisfatti che essa contiene, liberandoci dalla trappola del perfezionismo.

Se anche tu senti che il perfezionismo sta limitando la tua vita, possiamo parlarne nel mio studio o in un salottino virtuale: puoi contattarmi per un primo colloquio psicologico, dove troverai un ascolto aperto e non giudicante.

Staremo insieme un’ora ed in questo tempo inizieremo a farci una prima idea di questa parte di te così centrale nel tuo vissuto: da quanto tempo il perfezionismo guida la tua vita, se è sempre stato così o meno, quando essere perfezionista ti ha aiutato e quando, invece, hai visto che può essere un limite.

Lettura consigliata

Se vuoi iniziare a riflettere su questo tema, ti suggerisco di ascoltare Brené Brown: sia i suoi libri, sia i TED Talk, sia i podcast. È la vera voce di riferimento quando si parla di vergogna e di difesa da essa attraverso, ad esempio, la strategia del perfezionismo: illuminante.

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