
Rimuginio
Rimuginio
Rimuginio mentale: il pensiero che non si spegne mai
Prova a notare cosa succede dentro di te quando leggi queste parole: “Non pensare a un elefante rosa… Mi raccomando, non pensare ad un elefante tutto rosa!”. Non c’è una risposta giusta o sbagliata, è semplicemente un piccolo esercizio per aumentare la tua autoconsapevolezza.
Moltissime persone, quando propongo questo esercizio, mi rispondono che si sono messe a pensare proprio a quello. In effetti il nostro cervello è a tutti gli effetti come una radio: dalla nascita (ma alcuni ricercatori ipotizzano anche dalla gravidanza) fino alla morte non è mai in silenzio, è un generatore automatico di pensieri. Di fatto quindi, la richiesta di “riuscire a non pensare” con cui molte persone arrivano in psicoterapia è purtroppo impossibile da soddisfare.
Ѐ possibile, invece, imparare a non credere a tutto ciò che si pensa. Ѐ altrettanto possibile smettere di vivere la propria vita con quello che al momento è un vero e proprio giradischi di pensieri in loop che non si spegne mai nella mente: il rimuginio.
I segnali del rimuginio mentale
Chi vive dentro a vortici incessanti di pensieri arriva spesso in terapia con:
- un forte senso di stanchezza mentale e fisica
- difficoltà nel sonno per risvegli precoci o per difficoltà ad addormentarsi
- difficoltà a distrarsi godendosi la quotidianità
- una forte sensazione di paralisi nella vita.
Il rimuginio, in inglese “overthinking”, può riguardare tanto il passato quanto il futuro: chi rimugina infatti può infatti spendere molto del proprio tempo sia proiettando all’interno del cinema della propria mente scene di vita già vissute (iper analizzando l’accaduto), sia decisioni future, ipotizzando i pro e i contro di ognuna delle alternative a disposizione (per poi finire in uno stato di congelamento decisionale).
Non di rado chi tende a rimuginare molto ha in sé anche una componente di:
- perfezionismo
- ipercontrollo
- autocritica
Sono tutti meccanismi di controllo: la mente li usa come strategie di sopravvivenza per cercare di padroneggiare gli stati emotivi con cui fatica ad approcciarsi, nella speranza di trovare sicurezza e stabilità
Capire il rimuginio: non eliminarlo, ma comprenderlo
Nel mio modo di lavorare, la curiosità è un elemento centrale del processo terapeutico. Non credo in una terapia in cui i sintomi devono essere eliminati come denti cariati il prima possibile, senza chiedersi perché sono lì e cosa significano. Non credo nemmeno in un approccio “taglia unica”: non esiste, a mio modo di vedere, una tecnica buona per tutti.
Credo invece in un processo di conoscenza attivo, in cui imparare a scoprire prima e a comprendere poi le ragioni del proprio peculiare modo di stare al mondo. Solo a questo punto il processo di cambiamento potrà essere sostenibile nel tempo. Insieme in terapia, non lavoreremo subito per eliminare il rimuginio con esercizi veloci, ma inizieremo con una domanda fondamentale:
Come mai, nonostante tutte le energie che ti sottrae, non riesci a smettere di rimuginare?
Un primo passo per affrontare il rimuginio
A guardarlo da vicino, anche il rimuginio ha spesso a che fare con la paura, ad esempio:
- La paura di sentirsi vulnerabili in un mondo imprevedibile.
- La paura di sbagliare e di non piacere agli altri.
- La paura di perdere legami affettivi se si fanno scelte diverse da quelle desiderate dagli altri.
Se desideri comprendere quali sono le radici del tuo rimuginio, possiamo incontrarci nel mio studio o in un salottino online con un primo colloquio psicologico, dove troverai un ascolto aperto e non giudicante: potremo farci una prima idea di questa parte di te che prende così tanto spazio nella tua vita.
Lettura consigliata
La trappola della felicità, Russ Harris.
Lo consiglio spesso nei percorsi in studio, è un libro semplice e ben scritto, senza essere mai banale: può aiutarti a iniziare a osservare “da fuori” quella parte di te che tutto il giorno satura la mente con le solite playlist di pensieri in loop.