diventare genitori

Diventare genitori

Diventare genitori

Nove mesi sono passati, è nato! Sì, ma chi? Il bambino certo, ma non solo. Quando nasce un bambino, con lui o lei nasce una famiglia tutta. Ma, se fino al momento della nascita generalmente ci si ritrova in un carosello di attenzioni che investono soprattutto la mamma, anche se per lo più si tratta di attenzioni di natura prettamente medica e di informazioni votate spesso all’efficientismo, una volta nato il bambino e tornati a casa, dopo tanti mesi di grande attesa e di preparativi, ci si ritrova spesso soli a dover fare i conti con una situazione nuova e carica di incertezza. Particolarmente nel caso del primo figlio, una volta rientrati a casa i neogenitori, spesso estremamente vulnerabili emotivamente, si trovano ad avere a che fare con dubbi, domande, sentimenti di fronte ai quali non è raro che si possano sentire abbandonati e smarriti.

Falsi miti sulla genitorialità da sfatare

Specialmente a livello sociale, dove ogni forma di ambivalenza emotiva rispetto ad una rappresentazione rosa e zuccherosa della genitorialità e della maternità in particolare modo, tende ad essere censurata, è infatti estremamente difficile per la coppia e soprattutto per la donna ammettere, sia prima durante la gravidanza sia dopo nel post parto, di essere meno che felici ed entusiasti del nuovo arrivato.

La narrativa diffusa è infatti, purtroppo, estremamente polarizzata sull’idea che per una donna la maternità debba costituire la meta della vita o rappresentare una esperienza di pura, costante e perfetta felicità.

Così come non è affatto vero che una buona mamma o un buon papà debbano provare sentimenti travolgenti per il neonato al primo sguardo o che debbano essere totalmente e costantemente dediti alla sua cura. Anzi. Proprio come in aereo, deve essere sempre tenuta a mente da ogni neogenitore la prima regola delle situazioni di emergenza: la maschera di ossigeno deve essere prima indossata dagli adulti e solo allora, quando saranno in possesso di risorse essenziali necessarie alla propria sopravvivenza, essi potranno prestare cura a quelli sotto la loro tutela. Senza la vostra lucidità piena e senza essere in possesso di energie vitali a chi potreste essere davvero d’aiuto?

Invece, come molti neopadri e soprattutto molte neomadri sperimentano, come per tutte le esperienze umane complesse accanto alla gioia infinita per la nuova vita esiste tutta una serie di emozioni e sensazioni con lati potenzialmente “oscuri”.

C’è spesso da fare infatti i conti con la stanchezza fisica e mentale e la mancanza di sonno, con lo spaesamento e la fatica ad adattarsi ad un nuovo ruolo per cui all’inizio si è totalmente impreparati, con il senso di solitudine, di perdita di ruolo e di isolamento rispetto alla propria vita precedente, con la rabbia e la paura per il corpo cambiato, con il temperamento stesso del bambino che può essere più o meno facile da approcciare, con i cambiamenti nella coppia e nelle dinamiche di base con il partner per cui si dovrà necessariamente trovare tempi, ritmi e linguaggi nuovi.

Aspetti psicologici della gravidanza e della neogenitorialità

Ad impattare sul benessere emotivo della donna in gravidanza e nel posto parto sembra esista sul piano biologico una suscettibilità diversa per ciascuna legata tanto agli effetti sull’umore degli ormoni estrogeno e progesterone (siete di quelle che in pre-mestruo soffrono di sbalzi di umore? La pillola anti concezionale vi causa sintomi depressivi come crisi di pianto per un nonnulla o difficoltà nella gestione della rabbia?) quanto alla diversa tendenza allo sviluppo di sintomi depressivi o ansiosi in risposta ad eventi stressanti del quotidiano (esiste una vulnerabilità diversa tra gli esseri umani legata tanto ad aspetti genetici-ereditari quanto alla presenza di varianti alleliche dei neurotrasmettitori del cervello come la serotonina che possono o meno favorire la suscettibilità individuale piuttosto che la resistenza allo sviluppo di disturbi emotivi).
Allo stesso modo, sul piano psicologico, e questo discorso è valido per entrambi i futuri o neo genitori, avere già una storia passata di depressione o di ansia, aver subito nel periodo precedente alla gravidanza eventi traumatici (ad esempio un lutto o un abbandono) o eventi altamente stressogeni (ad esempio un divorzio, un trasloco, un licenziamento), vivere in una situazione di isolamento sociale o essere in difficoltà sul piano socio-economico può aumentare le possibilità di sviluppare stati di malessere e veri e propri disturbi.

Ci sono variabili importanti e totalmente personali, quali tratti di personalità come il perfezionismo ed il bisogno di controllo, ed eventuali nodi irrisolti nella relazione con i propri genitori. Già, perché quando si diventa madri (o padri!) si riaccendono in maniera del tutto inconsapevole ed automatica sensazioni, emozioni, ricordi, considerazioni, eventuali aspettative deluse e bisogni mai sopiti legati al bambino che siamo stati, ai genitori che abbiamo avuto ed alla relazione che ci ha legati, nel bene e nel male.

Se le cose sono andate sufficientemente bene e nel corso dell’infanzia avete potuto fare vostra la sensazione di essere amati ed amabili allora vi verrà più semplice avvalervi, a vostra volta, di strumenti interni e di risorse positive che vi faciliteranno il percorso da compiere. Se invece, come nella maggior parte dei casi avviene, ci sono ferite ancora aperte o cicatrici mai davvero chiuse sul passato allora la crisi sarà decisamente maggiore e più dolente nel suo manifestarsi perché racchiuderà in sé tutta la sofferenza del bambino che non si è sentito amato che siete stati.

Tutti questi elementi possono pesare nello sviluppo, sia nell’uomo ma soprattutto nella donna, di un ampio ventaglio di stati di sofferenza mentale prima e dopo la nascita del neonato (non solo quindi Ansia o Depressione in gravidanza e nel posto parto, ma anche per fare alcuni esempi PTSD, Disturbi Ossessivo Compulsivi, Disturbi della condotta alimentare…) ed indipendentemente da quanto quella gravidanza sia stata desiderata, voluta, cercata. Non è affatto vero che stati di sofferenza mentale in relazione alla nascita implichino per tutti e sempre uno scarso amore per il bambino in arrivo.

Se chiedi aiuto non è che è perché non ami tuo figlio abbastanza

Se però tu futura o il tuo partner siete in difficoltà e non riuscite ad uscirne da soli, se però tu neomamma per almeno due settimane di seguito noti uno stato di sofferenza emotiva costante, con apprensione ed ansia costanti, sentimenti di colpa e di inutilità, bassa autostima, impotenza e disvalore, pensieri ossessivi dai quali non riesci a liberarti parlane con il Ginecologo, il Medico di famiglia o il Pediatra.
Per prendervi cura del vostro bambino dovete prima di tutto prendervi cura di voi.

Letture utili

Il sito del Centro Psiche Donna a Milano, situato presso l’Ospedale M. Melloni ed uno dei presidi di riferimento sul territorio del Servizio Pubblico in merito alla salute mentale della donna nelle varie fasi del ciclo di vita femminile, è ricco di informazioni utili Centro Psiche Donna – Centro Studi Prevenzione e Cura dei disturbi depressivi nella donna – Via Macedonio Melloni, 52 | 20129 Milano

L’attesa”, “Zitta! Le parole per fare pace con la storia da cui veniamo” e “Io gomitolo, tu filo” di A. Pellai. Con semplicità e poesia tre racconti che possono accompagnare la donna e la coppia nei mesi dell’attesa. Se il primo è specifico per la gravidanza, gli altri due raccontano in maniera delicata ed a tratti poetica cosa sia l’attaccamento e perché sia tanto importante costruire un legame sicuro con i propri genitori per un bambino. I libri permettono una prima riflessione su di Sè accompagnata dalla mano dell’Autore e dalle sue domande alla fine dei capitoli.

Urlo di Mamma”. J. Bauer. Non è un libro per adulti, ma un albo illustrato per i piccoli della fascia prescolare. Io in realtà lo raccomando nei corsi preparto anche agli adulti, soprattutto alle mamme, perché nella semplicità della storia c’è nascosto un messaggio estremamente potente, ottimo antidoto al senso di colpa atavico delle mamme. Non è importante essere perfette e sempre sorridenti. Importante è saper ricucire. Questo farà di voi la mamma sufficientemente buona di Winnicottiana memoria ed allenerà di riflesso anche nei vostri figli la capacità di chiedere scusa e di tollerare le proprie e le altrui imperfezioni. Da leggere e da rileggere, per sé e poi con i piccoli tra qualche anno!

Mamme tristi” di D. Piacentini et Al. Specificatamente pensato per le donne e le coppie alle prese con la Depressione postparto. Informazioni, esercizi, suggerimenti utili quale primo approccio con l’argomento.

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